di Flavio Pompetti
martedì 30 luglio 2019, 01:03Carabiniere ucciso, cocaina e botte alle donne, l’abisso di Gaby e Finn
Il giovane che parla viene da Mill Valley, nella baia di San Francisco. Ha incontrato per la prima volta Gabriel Christian Natale Hjorth quando entrambi avevano 12 anni in un campo degli scout, l’associazione alla quale appartenevano entrambi. Ricorda che Gaby, come lo chiama, era molto timido e si trovava a disagio tra tanti altri ragazzi che non conosceva.
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È stato tra i primi a rompere il ghiaccio con lui, e da allora sono diventati molto amici, mentre le loro vite procedevano su linee parallele. Hanno festeggiato compleanni, bevuto le prime birre insieme. Hanno frequentato e si sono diplomati entrambi nella scuola superiore di Tamalpais.
LA COSCIENZA
L’affetto che lo lega a Gaby è ancora evidente nella difesa che tenta di fare nei suoi confronti: «Lui non avrebbe mai impugnato quel coltello»; «Ha un amore profondo per l’Italia», ma la coscienza di piccolo adulto alla quale è arrivato non gli permette di ignorare quanto era sotto i suoi occhi: la vita del giovane amico aveva preso da tempo la piega che l’ha portato al tragico epilogo di giovedì notte, e lui sente il dovere di raccontarla. Per pudore e per sottrarsi alla carneficina mediatica, accetta di farlo solo alla condizione di rimanere anonimo. La deriva di Gaby è iniziata nell’ultimo anno di scuola media, quando è passato dalle fila dei ‘nerd’, sgobboni e pseudo intellettuali, a quelle degli ‘stoners’, di quelli cioè che iniziavano a fare esperienze con le droghe. Nemmeno due anni dopo nello spogliatoio della palestra di Tamalpais prima dell’ora di educazione fisica, Gabriel dice all’amico che ha provato la cocaina. «Ne sono rimasto sconvolto, era il primo coetaneo a dirmelo». A Tamalpais Natale era arrivato in trasferimento da un’altra scuola superiore dove aveva sbattuto a terra un compagno più piccolo, che cadendo si era procurato una commozione celebrale. Espulsione, intercessione dei genitori, ed iscrizione nel nuovo istituto.
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