di Ilaria Ravarino
martedì 11 giugno 2019, 13:08Chernobyl, tutto quello che c'è da sapere sulla serie tv che ha conquistato gli Usa
Il diavolo, si dice, è nei dettagli. E se non è il diavolo è l'uomo, nella peggiore delle sue incarnazioni: l'uomo di potere che mente, l'uomo dei media che fa cattiva informazione, l'uomo di scienza traviato dall'ambizione. Non c'è un solo colpevole in Chernobyl, la bella miniserie Hbo e Sky, in onda su Sky Atlantic, che racconta in cinque puntate la storia di uno dei più gravi disastri nucleari al mondo, quello che coinvolse la centrale ucraina nel 1986, le sue conseguenze (fra i 30.000 e i 60.000 decessi, secondo il rapporto Onu - solo 31, secondo la conta ufficiale sovietica) e il processo che seguì. E non c'è un solo colpevole perché la responsabilità di quel che è accaduto ricade, nella finzione scenica, non sul singolo ma sul sistema: l'opprimente regime sovietico incapace, per superbia e orgoglio, di reagire con maturità e trasparenza a una sciagura fatalmente sottovalutata.
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GLI EVENTI
Una lettura degli eventi tratta dal libro di memorie di Svetlana Alexievic Voci da Chernobyl, adattate per la tv dallo scrittore Craig Mazin, sposata in pieno dal pubblico negli Stati Uniti ma criticata per inaccuratezza in Ucraina e Russia, dove sarebbe in preparazione addirittura una contro-serie sul disastro, con taglio complottista anti-CIA.
Ma se pure il copione di Chernobyl si prende alcune libertà nell'attribuire responsabilità e colpe, la forza delle cinque puntate non è nel loro valore documentaristico, ma nella capacità del regista svedese Johan Renck di tradurre in immagini il disastro, realizzando cinque piccoli mini-film da un'ora ciascuno che sono dei veri e propri trattati di suspense. Fin dal primo episodio - aperto da un flash due anni dopo gli eventi - tutto ambientato tra l'una di notte e le sei di mattina del 26 aprile 1986, la mano di Renck è attenta a seminare il terrore attraverso i dettagli, piccoli mortiferi particolari che annunciano l'ecatombe. La polvere in controluce mentre i bambini giocano a rincorrersi, il vento che accarezza i capelli di una ragazza, gli sguardi degli abitanti di Pripyat che osservano dall'alto di un ponte il colore dell'orizzonte («È bellissimo», dicono). Ma la polvere è tossica, il vento avvelenato, e quei bagliori sono i fuochi di un reattore nucleare - il numero 4 - che sta bruciando. E di cui nessuno, fino al giorno successivo, parlerà pubblicamente.
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