- Martedì 29 Maggio 2018, 09:07
Izzo conosceva il mostro di Firenze: nella sua villa a Cortina avrebbero ucciso Rossella in un rito satanico
Sembra la trama di un film il racconto di Angelo Izzo sulla fine di Rossella Corazzin, la 17enne di San Vito al Tagliamento (Pn) scomparsa il 21 agosto del 1975 a Tai di Cadore. Una trama che intreccia due storie di sangue italiane, due tremende pagine di cronaca: quella del massacro del Circeo e quella del mostro di Firenze. I personaggi collegati a queste vicende infatti si conoscevano, erano amici e quell'estate del 1975 erano in vacanza a Cortina. Si tratta di Gianni Guido, uno dei protagonisti del massacro del Circeo e Francesco Narducci, il medico morto misteriosamente nel 1985, legato ai misteri del Mostro di Firenze.
Entrambi ventenni, rampolli di famiglie bene che avevano una casa a Cortina. Narducci originario di Perugia sarebbe il proprietario della villa dove la giovane sarebbe stata uccisa nei primi giorni del settembre 1975. «Capisco - ammette il procuratore di Belluno Paolo Luca - che la storia potrebbe sembrare non credibile, talmente è correlata da elementi che possono sembrare di fantasia tratti dalle sceneggiatura di un b-movie, ma i riscontri ci sono».
IL FILM
«Facemmo la stessa cosa del Circeo», aveva detto Angelo Izzo, attualmente detenuto nel carcere di Velletri, interrogato a Belluno, dal procuratore di allora, Francesco Saverio Pavone. Izzo era stato sentito due volte: a agosto del 2015 e nell'ottobre del 2016. Secondo quanto riferito al magistrato Gianni Guido e Francesco Narducci, con Andrea Ghira e altri due giovani bene di cui fa anche i nomi, su una Land Rover verde con tettuccio bianco, si sarebbero avvicinati a Rossella, che passeggiava a Tai di Cadore...
Sulla base delle dichiarazioni rese in due occasioni nel 2016 da Izzo all'allora procuratore di Belluno Francesco Saverio Pavone, Gianni Guido e Francesco Narducci, con Andrea Ghira e altri due giovani, si sarebbero avvicinati a Rossella a bordo di una Land Rover mentre stava passeggiando a Tai di Cadore.
Sia Guido che Narducci all'epoca avevano una casa poco distante, a Cortina. Nella casa sul lago Trasimeno - è sempre il racconto di Izzo - venne inscenato un vero e proprio rito satanico: la ragazza sarebbe stata legata ad un tavolo, seviziata e violentata da dieci persone incappucciate, tra le quali lo stesso Izzo. Il quale al pm Pavone ha detto però di non aver preso parte all'assassinio. «Non ho visto l'omicidio - ha raccontato - ma sapevo che doveva essere soppressa». Secondo Pavone un elemento cruciale per stabilire la veridicità del racconto potrebbe essere rappresentato dagli arredi dell'allora villa dei Narducci, in particolare il tavolo (qualora esistesse ancora) su cui Izzo disse si consumarono le violenze, che anche a distanza di anni potrebbe aver mantenuto delle tracce biologiche. Nelle dichiarazioni a Pavone Izzo aveva sostenuto che alla fine del rito i partecipanti si fecero un taglio sulle mani, per suggellare un patto con il sangue.
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