- sabato 19 aprile 2014, 19:13
Colf extracomunitarie e "totalizzazione" contributi
Tutele solo con il sistema delle convenzioni tra Stati
“Il sistema contributivo se non viene accompagnato da una rete di protezione assistenziale e sociale rischia di creare solo pensionati poveri”. Lo dice l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, e c’è da crederci. Perché il passaggio del calcolo della pensione dal sistema retributivo a quello contributivo creerà trattamenti poco sufficienti a mantenere una vita dignitosa e affrancata dalla miseria. In modo determinante la mina che rischia di far saltare il sistema è l’eliminazione della integrazione al minimo, in virtù della quale oggi a chi ha pochi o nulli redditi e ha maturato una pensione di pochi euro viene comunque pagata una pensione Inps di 500 euro al mese.
Evasione contributiva
Ecco perché è necessario – come abbiamo più volte sottolineato – che colf e badanti siano assicurate secondo giustizia, senza evasioni contributive. Anche la semplice evasione parziale [che si materializza in tre modi: 1) mancato versamento per i primi mesi o anni; 2) versamento su un ridotto numero delle ore settimanali; 3) denuncia paga oraria inferiore per versare sulla prima fascia] ha i suoi deleteri riflessi sulla futura pensione.
Rientro in patria
Per le lavoratrici domestiche europee ed extracomunitarie il rientro in patria ha differenti effetti a seconda del paese di origine o di residenza. Un conto è rientrare in uno stato europeo o in uno stato legato all’Italia da convenzione di sicurezza sociale, un conto tornare in un paese “slegato” dal nostro.
Nel primo caso scatta l’istituto della “totalizzazione”, in virtù della quale i contributi versati in Italia si legano con quelli versati in patria facendo in tal modo più facilmente raggiungere il diritto alla pensione italiana (ad esempio: 8 anni di Inps in Italia e 12 in patria) che oggi richiede il minimo di 20 anni di versamenti. Legame che non scatta nelle altre situazioni e che quindi potrebbe far perdere la pensione, non raggiungendo la colf e la badante il versamento minimo in entrambi i paesi. E in alcuni casi è possibile che nel paese di origine non ci sia neanche un sistema pensionistico di protezione sociale.
Convenzioni sociali
L’Unione europea che garantisce la libera circolazione dei cittadini e la totalizzazione dei contributi è formata da 27 stati, ai quali si aggiungono i tre stati dello Spazio europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia) più Svizzera. Dentro c’è la Romania che è uno dei “serbatoi” più forti da cui in Italia si attinge per avere lavoratori domestici. Manca però Ucraina, che invece è, per così dire, “terra di badanti” e che spinge per entrare in Europa. La totalizzazione è attuata anche nei paesi con cui sono state stipulati convenzioni bilaterali. Essi sono: Argentina - Australia - Brasile - Canada/ Quebec - Capoverde - Jersey e isole del canale - Principato di Monaco - San Marino - Santa Sede – Usa – Tunisia - Turchia - Uruguay - Venezuela – paesi dell’ex Jugoslavia = Bosnia/Erzegovina - Macedonia – Montenegro – Serbia. Ci sono poi altre tre convenzioni ma molto limitate: con Corea, Israele e Messico. Le prime due sono riferite solo ai lavoratori distaccati, per i quali continuano a essere versati in patria i contributi pensionistici nonostante stiano lavorando all’estero, la terza si riferisce solo per la trasferibilità delle pensioni.
Accordi
Ci sono infine alcuni accordi con organismi internazionali (che hanno una normativa speciale e per così dire “personale”) in base ai quali è consentita la totalizzazione dei contributi. Gli accordi riguardano: Agenzia spaziale europea (Esa) - Cooperazione e sviluppo economico (Ocse) - Nato - Centro satellitare Ue - Consiglio d’Europa - Agenzia meteo europea.
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