immagine Come si paga l'Imu? In banca con l'F24
  • di Oliviero Franceschi
  • venerdì 18 maggio 2012, 11:57

Come si paga l'Imu? In banca con l'F24

Pressing dei Comuni per ridurre il peso sulle famiglie

Pagamento solo con modello F24, indicazione separata della quota di Imu dello Stato e di quella del Comune, due o tre rate, aliquote non ancora approvate: sono mille i dubbi nella testa dei contribuenti in merito alla tassa più contestata, quella sugli immobili. Iniziamo a conoscere meglio la nuova imposta…
Come si calcola
L’Imu, l’imposta municipale propria, si applica in generale sugli immobili di proprietà o sui quali si goda un diritto reale come l’usufrutto o il diritto d’abitazione: il d.l. n. 201/2011 (D.L. ”Salva Italia”) infatti, parla di possesso di immobili come presupposto impositivo. Fin qui dunque, per gli italiani ormai esperti nel calcolo dell’Ici, niente di nuovo sotto il cielo. Ma addentrandoci nel tributo si scoprono le differenze. Per determinare l’imposta da pagare, almeno in via provvisoria (l’importo definitivo come vedremo sarà noto solo a fine anno) occorre partire dalla rendita catastale al 1° gennaio 2012 e rivalutarla del 5%. Il risultato va poi moltiplicato per il cosiddetto moltiplicatore che è diverso a seconda del tipo di immobile ed è pari a: • 160 per i fabbricati inseriti nel gruppo catastale A (ad esclusione di quelli A/10) e nelle categorie C/2, C/6 e C/7 • 140 per i fabbricati censiti nel gruppo catastale B e nelle categorie C/3, C/4 e C/5 • 80 per i fabbricati inseriti nelle categorie catastali A/10 e D/5 • 60 per i fabbricati appartenenti al gruppo catastale D (ad esclusione della categoria D/5) (il moltiplicatore sarà elevato a 65 a decorrere dal 1° gennaio 2013) • 55 per i fabbricati inseriti nella categoria catastale C1. Per i terreni agricoli, invece, la base imponibile è costituita dal reddito dominicale risultante in catasto al 1° gennaio, rivalutato del 25% e poi moltiplicato per i seguenti coefficienti: • 110 per i terreni detenuti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola • 135 in tutti gli altri casi. Sul valore imponibile così ottenuto va finalmente applicata l’aliquota e si ottiene l’importo che dovrà essere pagato, a meno che si possa ridurlo con qualche specifica detrazione. Riguardo alle aliquote, in attesa che i Comuni decidano cosa disporre in materia e salva anche la possibilità di ritocchi dello stesso Governo, per l’acconto si dovranno applicare le aliquote base nazionali e pertanto le possibilità sono solamente tre: • 4 per mille per le abitazioni principali e assimilati • 2 per mille per i fabbricati rurali strumentali • 7,6 per mille per tutti gli altri casi. Com’è noto i Comuni possono aumentare o diminuire le aliquote. Per il comune di Roma ad esempio, lasciando perdere i terreni agricoli, le aliquote dovrebbero salire rispettivamente al 5 per mille per l’abitazione principale e al 10,6 per mille per gli altri immobili.
Detrazioni in aiuto
Come al solito a rendere meno amara la pillola ci pensano le detrazioni d’imposta. Anche per l’Imu come era per l’Ici è infatti prevista una detrazione per gli immobili adibiti ad abitazione principale pari a 200 euro. Un piccolo aiuto ma che in molti casi è una vera e propria boccata di ossigeno per il bilancio familiare. Inoltre per l’Imu è stata introdotta un’ulteriore detrazione, sempre per l’abitazione principale, per le famiglie pari a 50 euro per ogni figlio a carico minore di 26 anni convivente, fino a un massimo di 400 euro.
Abitazione principale
Ma i problemi sono solo all’inizio. Molte famiglie possiedono più di una casa e la seconda non sempre è a disposizione, cioè sfitta o chiusa e polverosa. In molti casi il secondo immobile è invece utilizzato come abitazione principale di un figlio, che col magro stipendio, spesso non riuscirebbe a comprarla neanche col mutuo. In passato questi immobili erano guardati con simpatia dal fisco ed erano assimilati all’abitazione principale. Ora l’Imu ha assunto sul punto dei connotati di teutonica fermezza e intransigenza: l’abitazione principale da tassare con l’aliquota ridotta e su cui applicare le detrazione è una e una sola, ovvero quella in cui il possessore e il suo nucleo familiare hanno stabile dimora e residenza anagrafica. Anche se i coniugi avessero residenze separate non ci sarebbe niente da fare. Su questi punto a giudicare dal dibattito ancora in corso e nell’attesa degli annunciati chiarimenti da parte dell’Amministrazione non è detta ancora l’ultima parola: informeremo i nostri lettori di eventuali futuri orientamenti più comprensivi.
Tre rate o due?
Per la sola abitazione principale è prevista un altro piccolo aiuto che però a ben vedere potrebbe rivelarsi un autentico boomerang. Invece che pagare nelle solite due rate a giugno e dicembre, il contribuente può scegliere di pagare in tre rate con le scadenze 18 giugno, 16 settembre e 17 dicembre. L’intento era quello di diluire nel tempo il salasso: tuttavia facendo due conti si comprende come al 16 settembre, quando saranno state pagate le prime due rate, ben il 66,66 per cento sarà stato versato nelle casse dei comuni contro il 50% dell’ipotesi delle due rate. Fate un po’ voi (!).

Hanno collaborato Daniele Cuppone e Alberto Martinelli

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