Revenge porn stralciato, caos alla Camera: deputate Fi e Pd occupano banchi del governo
Il tema più spinoso era quello della castrazione chimica, che ha diviso Lega e Cinque Stelle, con tanto di botta e risposta fra il ministro Giulia Grillo e Matteo Salvini. Ma a far salare il tavolo è stata la questione revenge porn, che ha scatenato l'assalto delle deputate di Forza Italia ai banchi del governo. In aula, la maggioranza ha spiegato di voler dedicare alla questione una norma ad hoc, e non un semplice emendamento, ma in serata il vicepremier Luigi Di Maio ha indicato la rotta: «Martedì - ha detto da Washington - si deve votare l'emendamento sul revenge porn, un primo passo per poi passare anche alla legge che abbiamo già depositato in Parlamento. Noi lo votiamo la Lega non so».
Castrazione chimica, altolà M5S: il governo si spacca
Il risultato della protesta alla Camera, appoggiata dalle deputate di Pd e Fratelli d'Italia, è stato comunque la sospensione della seduta e il rinvio a martedì del disegno di legge 'codice rossò sulla violenza delle donne che, invece, avrebbe dovuto ottenere il via libera in giornata. A introdurre il tema revenge porn, che mira a punire la divulgazione di immagini intime senza il consenso dell'interessato, è stata Laura Boldrini (Leu), con un emendamento. Ma la maggioranza lo ha bloccato. «È solo una questione di tempi», ha spiegato il ministro Giulia Grillo, perché si tratta di «una battaglia condivisa.
Sul revenge porn abbiamo già una proposta di legge incardinata al Senato». Anche la parlamentare del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti, che ha scritto un post «in virtù di quel che ho passato, io così come molte altre donne», ha difeso la scelta del Movimento: «La questione - ha spiegato - non può certo risolversi attraverso l'approvazione di un mero emendamento». A far scoppiare l'ennesimo scontro fra le due forze di maggioranza è stato invece l'emendamento della Lega sulla castrazione chimica. L'obiettivo, ha spiegato il ministro Giulia Bongiorno in un'intervista al Messaggero, è «inserire la possibilità di subordinare la sospensione della pena ad un trattamento terapeutico o farmacologico inibitorio della libido».