Desiree Mariottini, chiuse le indagini a Roma: in sette rischiano il processo
La Procura di Roma ha chiuso l’indagine sulla morte di Desiree Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita la notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo. A rischio processo ci sono 7 persone, fra cui i primi quattro fermati, Alinno Chima, Mamadou Gara, detto Paco, il ghanese Yusef Salia e il 43enne senegalese Brian Minthe: tutti e quattro sono accusati di concorso in omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione e somministrazione di droga a minore.
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Per la procura di Roma sono stati loro ad ucciderla, dopo averla drogata e violentata. Nei confronti dei quattro arrestati l'impianto accusatorio non muta. Accuse ribadite nell'atto di chiusura delle indagini che, di norma, anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.
Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Stefano Pizza, al termine di indagini complesse e in cui è stato necessario effettuare una serie di perizie tecniche per cercare di accertare cosa avvenne quella notte in via dei Lucani, sono pronti a chiedere il rinvio a giudizio per i quattro extracomunitari arrestati nelle settimane successive alla morte della ragazza e per altre tre persone che hanno avuto un ruolo nella vicenda. Nei confronti dei quattro,i nigeriani Alinno Chima, Mamadou Gara, detto Paco, il ghanese Yusef Salia e il senegalese Brian Minthe la procura contesta i reati di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione e somministrazione di droghe a minori. Di fatto l'accusa primaria che era stata alla base della richiesta di misura cautelare nonostante poi il tribunale del Riesame aveva fatto cadere l'accusa di omicidio volontario per Chima e Minthe.