di Diodato Pirone

Mercoledì 29 Maggio 2019, 10:52

M5S, processo a Di Maio: «Recuperiamo i valori Tav, non si cambia»

Nei 5Stelle il processo a Luigi Di Maio è iniziato a 24 ore da un'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari che ha il sapore di uno scontro senza esclusioni di colpi. Questa volta l'agitazione è ben più estesa di quella che fino a qualche settimana fa coinvolgeva il gruppo dei soliti contestatopri appartenenti all'ala ortodossa e più di sinistra vicina a Roberto Fico.

Il malumore è esteso, variegato, include praticamente gli interi gruppi parlamentari trovando il suo apice nelle parole che Gianluigi Paragone - tra i presenti ad una riunione ristretta svoltasi presso il ministero dello Sviluppo - affida ai media nel pomeriggio. «La generosità di Di Maio di mettere insieme 3-4 incarichi in qualche modo, deve essere rivista», scandisce il senatore. Difficile che, oggi, sia subito accontentato. Probabile, invece, che il vicepremier annunci l'istituzione di una sorta di segreteria politica, di 5-10 membri e composta da persone non al governo. Organismo nel quale potrebbe rientrare proprio Alessandro Di Battista.

Intanto, il Movimento sembra avvolto in una nuvola di confusione mista a sgomento. Di Maio per tutta la giornata ha evitato microfoni e corridoi parlamentari ed è rimasto al lavoro con il suo staff. Si era diffuse voci di un suo incontro con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ma poi si è scoperto che la presenza del ministro al Quirinale era dovuta ad una riunione sui Cavalieri del lavoro. Nel pomeriggio ha visto alcuni esponenti di spicco del M5S, come i due capigruppo D'Uva e Patuanelli e, probabilmente, i ministri Fraccaro e Bonafede.

Ma rispetto al vertice dell'altro ieri i contatti sono ben più discreti. La riunione convocata al Mise, infatti, non ha fatto che far impennare il malumore tra i parlamentari. «Noi chiediamo più partecipazione e loro si vedono tra gli amici», protesta un deputato.

BOTTA E RISPOSTA
E il malcontento, soprattutto tra i «dimaiani», monta ulteriormente quando Paragone scandisce la necessità di una «leadership 24h». «Sai come le chiamo io queste persone? Traditori. E un traditore è sempre un traditore», è sbottato un deputato in Transatlantico. Davide Tripiedi è un altro che non le manda a dire e allarga il bersaglio: «Gallo, Ruocco, Paragone? Si dimettessero loro prima di chiedere quelle di Di Maio!». In effetti, se domani tutti in assemblea chiederanno più partecipazione e una «rivoluzione» nella gestione del Movimento e delle sue scelte solo una parte, minoritaria, potrebbe chiedere le dimissioni di Di Maio da capo politico.

Magari allegando alla richiesta un documento scritto, con tanto di firme. Il testo per ora, sembrerebbe non ancora nero su bianco ma non è un caso, in mattinata, la presenza a Montecitorio della senatrice Paola Nugnes, dissidente di lungo corso. E nel regno del dissenso si inseriscono anche Carla Ruocco e Roberta Lombardi. «Paghiamo l'uomo solo al comando», sottolinea la presidenza della commissione Finanze.
«La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il Movimento, ed è un concetto da prima repubblica», incalza Lombardi. In silenzio, per ora, resta Roberto Fico. Ma il suo silenzio comincia ad essere assordante.

Di Maio potrebbe parare le critiche annunciando una profonda riorganizzazione del M5S e una segreteria con il ritorno in grande stile di Di Battista. Domani, probabilmente, ne parlerà con Davide Casaleggio, atteso a Roma. Poi affronterà i parlamentari. Con un gradito incitamento che giunge in serata. «Fu la necessità a far sì che Aristide tornasse per sconfiggere i persiani», ha scritto la compagna Virginia Saba su Instagram.

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