- venerdì 1 marzo 2019, 00:05
Studi classici, il primato/L’eccellenza Capitale e lo schiaffo ai suoi nemici
Finalmente una bella notizia per Roma. Mentre i nostri governanti minacciano, in nome dell’autonomia regionale, di annullare il ruolo e il prestigio della capitale d’Italia, depotenziandone la funzione e annullandone le risorse, gli esperti internazionali riconoscono alla città il suo statuto singolare, assegnando alla Sapienza, il primo dei tre atenei romani, l’eccellenza nella formazione degli studi umanistici. Forse, impegnati come sono nella guerra contro la casta e la competenza dei colti, i nostri governanti non sanno nemmeno di cosa si tratta. E’ bene allora ricordare loro che la classifica degli esperti QS Quacquarelli Symonds, sulla performance di 1200 atenei nel mondo in 48 materie, riguarda la conoscenza di quello che rappresenta il patrimonio per antonomasia alle origini della civiltà occidentale. E cioè gli studi di storia antica, di filologia classica, di paleografia, di archeologia, tutte materie che permettono non solo di trasmettere l’eredità classica ma di apprezzarne il lascito che attraverso i millenni è arrivato sino a noi, immemori contemporanei.
Un bel motivo di soddisfazione dunque per i tanti docenti della Sapienza, quegli eroici studiosi di storia antica, greca, romana, bizantina, gli appassionati paleografi, i filologi, archeologi, che ogni giorno si battono come leoni per assicurare ai loro studenti una formazione di eccellenza.
Nonostante i tagli continui, le risorse che scarseggiano, l’emarginazione alla quale li condanna la società dello spettacolo, senza parlare della frustrazione morale di tenere un corso sui frammenti di Archiloco o sui templi di Selinunte in sotterranei bui, dove spesso si respira un’atmosfera da penitenziario ben lontana dallo splendore degli edifici neoclassici che pure li contengono.
Dall’estero, la graduatoria che premia la Sapienza ricorda a quanti se ne fossero dimenticati vuoi per insipienza, vuoi per ignoranza, l’importanza del patrimonio unico al mondo sul quale Roma fa affidamento. Attenzione però. Riconoscere all’ateneo romano il primato negli studi classici, che molti pensavano requisito per sempre da Oxford e Cambridge, non deve servire a una retorica consolatoria sui mali della città. Deve essere l’occasione per ripensare il ruolo e la funzione di una capitale e di una città unica al mondo, e magari per mettere a punto una strategia lungimirante, che valorizzi questa eccellenza in modo nuovo, portandola dalle aule universitarie in tutta la città, trasferendo sapere e conoscenza dall’ateneo alle piazze, alle strade, alle pietre, alle rovine, ai monumenti che costellano i quartieri di Roma e costituiscono un tesoro inestimabile che si irradia su tutta l’Italia. E magari invertendo una tendenza nefasta: non più la fuga dei nostri migliori cervelli verso luoghi di eccellenza, ma la corsa verso Roma di tanti europei che qui troverebbero - se solo sapessero qualcosa meglio di Oxbridge.
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