immagine Ue al bivio, sfida finale tra sovranisti ed europeisti: in gioco il futuro del continente
  • Sabato 25 Maggio 2019, 18:40

Ue al bivio, sfida finale tra sovranisti ed europeisti: in gioco il futuro del continente

È la sfida finale tra sovranisti ed europeisti, tra chi vuole ridare competenze agli Stati sottraendole a Bruxelles e quanti invece vogliono continuare a percorrere la strada di una maggiore integrazione. Più che la tradizionale contrapposizione tra destra e sinistra, tra popolari e socialisti, è questa la faglia che, dai Baltici al Mediterraneo, attraversa l'Europa nel voto cruciale che si chiude domani sera e che potrebbe trasformare per sempre il futuro dell'Unione. Populisti e sovranisti arrivano alle urne con il vento in poppa, anche se i primi segnali che vengono dall'Olanda sembrano indicare il contrario.

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A bordo del Carroccio europeo guidato da Matteo Salvini e da Marine Le Pen (in testa nei sondaggi in Francia) sono saliti i tedeschi di AfD, i finlandesi del Finn Party, i danesi del Folkspartei e gli austriaci del Fpoe, espulsi questi ultimi dal governo di Vienna dopo l'affaire Strache. Un posto è riservato anche alla formazione dell'olandese Geert Wilders, che però secondo gli exit poll non avrebbe ottenuto nemmeno un seggio all'Europarlamento, mentre le trattative sono tutte in salita per i polacchi del Pis, in rotta di collisione con la leader francese. Salvini e company si giocano il tutto e per tutto, con l'ambizione di ottenere il maggior numero di seggi ed essere determinanti nell'emiciclo di Strasburgo.

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Obiettivo è far diventare il neonato gruppo almeno la terza forza all'Europarlamento, scompaginando le attuali divisioni politiche, negoziando eventuali alleanze con i Conservatori e magari spaccando pure il fronte dei Popolari. Ad unire tali forze è il tema del controllo dei confini legato ai migranti ma soprattutto il concetto di patria contrapposto al detestato centralismo di Bruxelles. L'asse Berlino-Parigi, in una nuova riedizione dopo il vertice di Aquisgrana fra Emmanuel Macron e Angela Merkel, ha ulteriormente riacceso le per nulla sopite tendenze nazionaliste in numerosi Paesi ed esacerbato le tensioni, soprattutto a ridosso della campagna elettorale. Un nazionalismo che si è sposato con le tendenze illiberali già presenti in alcuni Paesi dell'Unione come l'Ungheria e la Polonia, tradotte nel mancato rispetto dello stato di diritto nel primo e in uno scontro sul sistema giudiziario nel secondo.

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Ad opporsi a questi scenari le forze europeiste, pronte a costruire un'alleanza progressista che va dal premier greco Alexis Tsipras fino al presidente francese. Un arco politico con in mezzo i Socialisti e Democratici di Frans Timmermans che corteggia i Verdi e lascia aperta la porta al dialogo con i Popolari di Manfred Weber, che dopo il tracollo alle politiche in Spagna sperano adesso in un risultato positivo soprattutto in Germania per poter mantenere il primato a Strasburgo anche nella prossima legislatura.

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C'è poi il variegato fronte delle forze populiste euroscettiche, né di destra né di sinistra, che mira non a distruggere ma a rifondare l'Europa sul concetto di democrazia diretta. Una galassia politica che ha la stella polare nel Movimento 5 Stelle al governo in Italia e che spazia dagli ambientalisti estoni di Elurikkuse Erakond di Artur Talvik ai polacchi di Kukiz'15 guidati da Pawel Kuzik fino ai finlandesi di Liike Nyt. Nel futuro gruppo anche i greci del partito dell'agricoltura e dell'allevamento Akkel e gli ambientalisti croati di Zivi Zid.

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