di Marco Conti
mercoledì 28 agosto 2019, 07:41Governo, la scommessa del premier: più forte senza numeri due
«Si fa, perchè tranne Bannon questo governo lo vogliono tutti». Dopo l'endorsement di Donald Trump a Giuseppe Conte, al Nazareno c'è chi ha voglia di ironizzare. Alla fine anche Luigi Di Maio se ne è fatta una ragione perché «non ci sono alternative». Eppure Matteo Salvini continua a indicarne una. Ovvero la strada delle elezioni anticipate che per il M5S sarebbero un massacro e per il Pd di Zingaretti una sconfitta non compensata dal cambio dei parlamentari dem.
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LA SFIDA
E così, seppur tra molti strattoni, si sta arrivando al giorno dell'incoronazione di Conte che, per avere il numero 2 accanto al cognome e non il bis, dovrà cambiare passo e dirigere veramente la politica del governo. Lo schema del tridente - due vice e un premier che esegue - non ha funzionato nel governo gialloverde e anche per Conte sarebbe un errore ripeterlo. E' per questo che, malgrado le cautele legate alla vigilia dell'incarico, Conte non si è particolarmente speso nei confronti di Di Maio nel vertice notturno di lunedì sera con i Dem Zingaretti e Orlando. Ieri pomeriggio, dopo il via libera dato a Conte dal capogruppo del Pd Graziano Del Rio, il muro del Nazareno nei confronti del leader grillino - che vorrebbe tornare al governo con un ruolo da vice - risulta altissimo. «Un solo vice e del Pd», sostengono per tutta la giornata al Nazareno. Lo scontro perde quota solo verso sera quando da palazzo Chigi arriva un «tutti o nessuno» che, tradotto, significa «o Zingaretti e Di Maio come vice, o nessuno». Una soluzione che, vista l'indisponibilità del segretario del Pd ad entrare al governo, finirebbe con il tagliare fuori l'attuale ministro dello Sviluppo Economico.
Per ora la questione resta sospesa, ma la partita vera degli incarichi inizierà solo dopo l'incarico che Conte potrebbe ricevere giovedì mattina. Da quel momento il testimone della crisi passa nelle mani di Conte che il Pd considera a tutti gli effetti come il più autorevole rappresentante del M5S nel governo. Anche se al Nazareno c'è chi non nasconde la preoccupazione per la tenuta del M5S a seguito del declassamento di Di Maio, ma per il Pd la «discontinuità» passa anche da qui.