- Mercoledì 4 Settembre 2019, 00:24
Governo Pd M5S, i ministri: Esteri a Di Maio, ai dem l’Economia, Difesa a Franceschini
Franceschini alla Cultura o alla Difesa, Bonafede alla Giustizia, Di Maio agli Esteri, Lamorgese al Viminale. E una rosa di nomi per il Mef: Gualtieri, Pisauro e Scannapieco. Per il commissario europeo sembra confermato Paolo Gentiloni. Flash di alcune caselle verso l’assegnazione, ieri sera, nella formazione del primo governo M5S-Pd della storia del Paese.
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Partiamo da un dato: il 79,3 per cento ottenuto sulla piattaforma Rousseau dal sì all’accordo con i Dem, in un quesito che citava espressamente il ruolo di presidente dei Giuseppe Conte, ha un effetto immediato. Il premier, anche nella scelta della squadra di governo, da ieri sera ha più forza per imporre le sue scelte, quanto meno nel campo pentastellato. Per questo, ieri sera, già si parlava di un vasto rinnovamento della compagine dei ministri, che corre in parallelo con l’intenzione di Nicola Zingaretti di ridurre al minimo indispensabile la presenza di esponenti del Pd con esperienze negli esecutivi passati. E infatti, nel Movimento, crescono i nomi vicini a Fico come Grande, Brescia, Gallo e D’Incà.
FIDUCIA
Conte non ha mai nascosto di volere un uomo di fiducia nel ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nel posto che sarà liberato dal leghista Giorgetti. Il nome inizialmente accreditato era quello di Vincenzo Spadafora, 45 anni, campano, già Garante per l’Infanzia e sottosegretario con delega alle Pari opportunità nel governo giallo-verde. Ma c’è un cambio di scenario: Spadafora potrebbe andare al ministero alle Pari opportunità, mentre il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio andrebbe a Roberto Chieppa (53 anni, attuale segretario della Presidenza del Consiglio dei ministri).
Nel Partito democratico ha fatto un passo indietro Andrea Orlando: ha detto che non entrerà nel governo. Per Dario Franceschini, che inizialmente era in corsa per il ruolo di vicepremier, si torna a parlare del Mibac (Beni culturali), anche se c’è sempre l’alternativa della renziana Anna Ascani (in pista comunque per un ministero, tenendo conto che i renziani aspirano a due o tre posti). Poi ci sono i quattro ministeri sui quali c’è alta attenzione da parte del Quirinale. Vale a dire Difesa, Esteri, Interni ed Economia.
Per la Difesa si stanno consolidando due candidati, entrambi del Partito democratico: uno è proprio Dario Franceschini; l’altro è Lorenzo Guerini, di Base riformista: 53 anni, ex sindaco di Lodi, è presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, con competenza sui servizi segreti). Inizialmente si era parlato di Luigi Di Maio, ma la destinazione finale del capo politico del Movimento 5 Stelle è la Farnesina. Più complicata la partita dell’Interno: l’ex prefetto di Milano, Luciana Lamorgese, è la più accreditata e sembra prevalere sull’idea di chiamare Franco Gabrielli, già prefetto di Roma e oggi capo della Polizia. Una rosa di nomi da sottoporre al Quirinale è pronta per il Mef: ieri nel Pd davano in vantaggio Roberto Gualtieri, 53 anni, docente di Storia della Sapienza, europarlamentare dem, presidente della commissione Bilancio al Parlamento europeo; nella rosa oltre a Dario Scannapieco, è spuntato Giuseppe Pisauro, alla guida dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Altro nome spuntato ieri sera è quello di Fabrizio Pagani, manager di 52 anni, capo della segreteria tecnica del Mef quando ministro era Padoan.
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Al ministero della Giustizia si avvia alla conferma, salvo sorprese, Alfonso Bonafede (fedelissimo di Di Maio, così come Riccardo Fraccaro, che potrebbe andare alle Riforme). Per lo Sviluppo economico, dicastero fino a oggi occupato da Luigi Di Maio, c’è ancora un nodo da sciogliere. Bisogna capire se andrà ai 5 Stelle o ai Pd. Nel primo caso (anche a tutela dello staff di Di Maio che potrebbe essere riconfermato in questo scenario) c’è l’ipotesi di Laura Castelli, nell’altro si fanno due nomi: la renziana Teresa Bellanova o la vicesegretaria del Partito democratico, Paola De Micheli. In questo gioco di incastri per la Bellanova s’ipotizza anche le Politiche agricole. Per il ministero delle Infrastrutture, dove non sarà confermato Danilo Toninelli, all’ipotesi iniziale di Stefano Patuanelli si è affiancata quella della dem De Micheli, sempre in quel gioco di incastri con il Mise.
DUALISMO
Il dualismo Bellanova-De Micheli potrebbe esserci, all’interno del Pd, anche per il ministero del Lavoro. Alla Salute Giulia Grillo (Movimento 5 Stelle) vacilla: potrebbe andare un Dem, ma anche in quota Leu Vasco Errani, ex governatore dell’Emilia-Romagna, nome accreditato anche per il ministero degli Affari regionali. Ma a sinistra, che difficilmente potrà esprimere più di un ministro, ci sono altre variabili: Roberto Speranza o, ancora, Rossella Muroni, che potrebbe puntare all’Ambiente, dove però il generale Sergio Costa, in quota M5S, è molto stimato anche dal Nazareno (e dunque è ancora in corso). All’Istruzione è favorito il grillino Fioramonti, alla Pubblica amministrazione Morra. Per il Ministero del Sud c’è la possibile conferma della grillina Barbara Lezzi. Se invece questa casella toccherà al Partito democratico, in pole position è il siciliano Giuseppe Provenzano, 37 anni, vicedirettore dello Svimez (il maggiore centro studi per il Mezzogiorno).
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