di Diodato Pirone
venerdì 30 agosto 2019, 07:44Governo, Conte parte tra le crepe M5S. Duello sui vicepremier, Di Maio non cede
ROMA La frase che conquista la scena è la seguente: «Non sarà un governo contro ma un governo per modernizzare il Paese. Realizzerò un governo nel segno della novità». A nove giorni da discorso contro Salvini del 20 agosto in Senato Giuseppe Conte si riprende la scena politica con un intervento programmatico pesante. La novità - ma fino a un certo punto - è che il premier incaricato seppellisce il sovranismo riportando il timone della nave Italia verso Bruxelles.
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Ma non solo. La svolta dell'avvocato del popolo è netta e serve anche a tenere insieme quei pezzi della sinistra che saranno poi utili al bottino parlamentare del nuovo esecutivo. Oltre a Europa sono «crescita», «riforme», «rilancio», «benessere eco-sostenibile», «legalità» le parole chiave che costituiscono l'architrave sul quale il premier intende costruire l'accordo di governo. Non parla mai di «contratto» Conte, così come si tiene lontano dall'evocare in qualunque modo il tema dell'immigrazione. Ma la strada almeno sulla carta è tracciata.
Dallo scorso giugno quando lo sconosciuto professore pugliese si trovò improvvisamente a palazzo Chigi stretto tra i due giovani ed esuberanti vicepremier sembra essere passata un'era geologica. Rimane un solo concetto a fare da cerniera tra passato e presente: quel «nuovo umanesimo» che Conte ripropone come «orizzonte ideale».
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Il premier incaricato decide di aprire il suo studiatissimo intervento dopo il confronto con il capo dello Stato con un passaggio tutto dedicato alla legge di Bilancio: «mancano poche settimane all'inizio della sessione di bilancio; dobbiamo definire una manovra economica che contrasti l'aumento dell'Iva che tuteli i risparmiatori e che offra una solida prospettiva di crescita e sviluppo sociale», assicura dedicando anche un capitolo al sistema fiscale. «Vorrei un Paese dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno», sottolinea Conte.
E ancora, con richiami alla sensibilità delle basi elettorali in sintonia del Movimento e del Pd, Conte disegna un Paese «nel quale la Pubblica amministrazione non sia permeabile alla corruzione e sia amica dei cittadini e delle imprese, con una giustizia più equa ed efficiente».
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