- venerdì 15 giugno 2012, 15:31
In attesa della dismissione del patrimonio pubblico
Gli operatori interessati alle offerte, ma chiedono di conoscere il possibile utilizzo dei beni destinati al mercato
“Stiamo tutti attendendo la dismissione dei patrimoni pubblici. E’ da questo comparto che potrebbe ripartire il settore immobiliare, attualmente molto rallentato”. Leo Civelli – amministratore delegato di Reag (Real Estate Advisory Group) – ha illustrato di recente le richieste principali del settore nel corso di un convengo romano dal titolo “Historia Docet”, con cui la Reag ha celebrato i suoi primi 20 anni di attività.“Dal confronto tra i più importanti esponenti del settore – spiega Civelli – è emerso un momento difficile a livello internazionale. Ma il problema italiano è che da noi le incertezze economiche e quelle politiche, ma soprattutto quelle fiscali e normative, sembrano rendere tutto ancora più complicato anche per il mercato immobiliare. Ma come ha titolato il convegno la storia insegna, e lo scopo dell’evento era provare a capire quali sono stati gli avvenimenti che negli ultimi vent’anni hanno portato all’attuale situazione e quali accadimenti passati potrebbero essere invece d’aiuto per uscire dall’attuale crisi”.
Dismissione patrimonio pubblico
“Sul tema della dismissione del patrimonio pubblico – sottolinea Civelli - non si deve semplicemente vendere un immobile o svenderlo: occorre vendere l’idea che ci sarà dopo la dismissione, in sviluppo e in armonia con la città. Bisogna però prima di tutto conoscerlo questo patrimonio, ovvero il perimetro delle proprietà di tutti gli enti pubblici. Avere cioè le misure e vedere che cosa serve veramente al mercato. Gli imprenditori desiderano che quando un immobile viene messo all’asta si conoscano le dimensioni e la tempistica di come possa essere sviluppato in futuro”. Avete mai proposto qualcosa ai vari comuni di riferimento? “Tutta la comunità immobiliare sta puntando su questo. C’è bisogno di finanza che arrivi anche dagli investitori stranieri e questi non vengono nel nostro paese se non c’è l’utilizzo sicuro della proprietà. Gli stranieri sono spariti tutti. Il capitale si indirizza dove c’è redditività buona senza nessun rischio. Il mercato immobiliare italiano registra un 20-30% in meno rispetto allo scorso anno. E questo anche perché i mutui sono erogati al massimo al 50%”.
Maggiore trasparenza
Dal convegno romano è venuto fuori un quadro molto chiaro del mercato immobiliare del Bel Paese. Prima di tutto è stata rilevata la necessità di semplificare la burocrazia con una maggiore trasparenza. Un altro dato, questo, hanno sottolineato gli esperti, che attirerebbe di nuovo in Italia gli investitori stranieri. E visto che il mercato immobiliare si sta internazionalizzando occorre lavorare anche sulla riqualificazione del patrimonio. Importante poi la questione della classificazione energetica degli edifici che ora è percepita solo come semplice burocrazia. “Occorre che arrivi ai clienti una chiara percezione del risparmio energetico legato a tali investimenti – analizza Civelli - invece la cosa è percepita solo come un obbligo per via di una chiara mancanza di informazione sull’argomento. Non si riesce a capire che con tali misure si risparmia. Bisogna assolutamente educare il mercato a tutto ciò”. La green economy non è infatti solo una scoperta scientifica ma realizzare opere in maniera più efficiente dal punto di vista ambientale.
Le infrastrutture
Nel corso del convengo romano è inoltre emersa l’importanza di realizzare le varie infrastrutture: un dato che per gli esperti rappresenta un elemento determinante per far camminare il mercato immobiliare. Il valore di un immobile dipende tantissimo dalla presenza nei paraggi di strade, metropolitane e parcheggi. Altro tema importante sollevato nel corso del meeting è stato il problema del social housing, che in Italia deve ancora decollare. Bisogna in tal senso trovare un accordo con le istituzioni. “In Italia – sottolinea Civelli – visto che in media ci vuole un anno per ottenere l’ubicazione e due per le autorizzazioni, i tempi si dilatano enormemente. E poi bisogna fare edifici intelligenti che si armonizzino con il resto della città, non ghetti. Gli operatori devono individuare i settori con le maggiori potenzialità per sviluppare per esempio residenze per studenti”.
Residenze studentesche
In Germania le residenze per studenti sono molto presenti. Da noi non hanno ancora preso così piede. Oggi esistono prevalentemente a Milano, Roma e Perugia. Negli ultimi anni gli studenti fuori sede sono diventati una miniera d'oro per i proprietari di casa che hanno affittato stanze ed appartamenti a prezzi esorbitanti e spesso in nero. Per mettere fine, o almeno arginare, la pratica dello sfruttamento dello studente, il Comune di Roma ha firmato di recente con i rettori di dieci atenei romani un protocollo d'intesa per garantire alloggi a prezzi più equi. Il primo step sarà la pubblicazione di un bando per la ricognizione sistematica di terreni e immobili adiacenti alle sedi universitarie e quindi adatti a diventare delle residenze universitarie.
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