- sabato 27 aprile 2013, 20:56
Inquinante, gassoso e radioattivo: il radon è un rischio "invisibile"
Si forma per cause naturali, sale dal terreno. Entra in circolo nelle stanze e si mescola all’aria che respiriamo
Il radon è un elemento radioattivo gassoso. Appartiene al gruppo dei gas nobili, come l’idrogeno e l’elio, ed è prodotto dal decadimento naturale dell’uranio 238, presente nel sottosuolo. Dai terreni nei quali si trova, per fortuna non tutti, incolore, inodore e insapore com’è, sale, penetrando nelle nostre cantine, nei seminterrati, su fino ai primi piani delle nostre abitazioni. All’aria aperta si disperde velocemente, ma nelle nostre stanze entra in circolo e si mescola con l’aria che respiriamo. E in alcuni casi può accumularsi raggiungendo o superando i livelli di guardia, diventando altamente nocivo per la nostra salute. Sul sito della World Health Organization, l’Organizzazione Mondiale della Salute, si apprende che il radon è la seconda causa più importante di tumore ai polmoni in molti paesi, seconda soltanto al fumo di sigaretta. In Italia le tre regioni con la maggiore concentrazione di radon, stando ai risultati di un’indagine campionaria condotta dall’Istituto superiore di sanità negli anni Novanta, sono il Lazio, la Lombardia e la Campania.
Direttamente a domicilio dalla crosta terrestre
Il radon entra nelle nostre case attraverso tre diversi percorsi. “L’uranio – ci spiega Pietro Ragni, primo ricercatore dell’Istituto Metodologie Chimiche del Cnr e responsabile scientifico del monitoraggio sul radon alla Camera dei Deputati – si trova in tutta la crosta terrestre, in alcune parti di più e in alcune di meno. Il radon, essendo gassoso, dal terreno sotto gli edifici, laddove è presente, penetra all’interno. In un ambiente chiuso entra in circolo e viene inalato attraverso la respirazione. Chiaramente, laddove c’è molto uranio il rischio è più alto. Da sotto terra penetra nella prima parte costruita, la cantina, se c’è, o il seminterrato o il primo piano. In genere, comunque, il rischio è presente nel livello sotterraneo o nel primo livello a contatto col terreno. Tuttavia, il radon entra nelle case anche attraverso altri due percorsi. Il primo è l’acqua. Quando si forma, in quanto gassoso, entra nell’acqua e in questo modo raggiunge i nostri appartamenti. In genere la quantità contenuta nell’acqua è ridotta. A meno che la sorgente non nasca in un terreno di origine vulcanica. Il secondo percorso è quello dei materiali da costruzione: il tufo, ad esempio. Anche in questo caso, però, occorre essere prudenti: molto dipende dalle cave. In alcuni casi le emanazioni sono molto modeste e non preoccupanti”. Altri materiali da costruzione a rischio sono le pozzolane e i graniti.
La normativa
In Italia, nonostante a livello internazionale siano state emanate numerose linee guida, l’unica legge di riferimento è il decreto legislativo numero 241 del 26 maggio 2000, che tutela dall’esposizione al radon nei luoghi di lavoro. “Secondo il decreto, solo i datori di lavoro – dichiara Pietro Ragni – sono tenuti a fare monitoraggi del livello di radon. Controllare nei sotterranei e negli ambienti semi sotterranei se c’è o no il radon ed eventualmente verificarne il livello. Nonostante la legge, tuttavia, non tutte le amministrazioni pubbliche hanno eseguito i controlli. In particolare, occorre che tutte le scuole e gli ospedali, che spesso hanno alcune zone sotterranee o semi sotterranee dove c’è una presenza costante di operatori per molte ore al giorno, facciano le rilevazioni previste”.
I rischi per la salute
Il radon è stato classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come cancerogeno per l’uomo. È altresì considerato la principale causa di morte per tumore ai polmoni dopo il fumo di sigaretta. “Il rischio del radon – ci spiega Pietro Ragni – è simile a quello provocato dal fumo di sigaretta: hit or miss, come dicono gli inglesi, colpito o mancato. In poche parole, due persone soggette alla stessa esposizione possono reagire in modo diverso. Una può sviluppare la malattia e l’altra, invece, evitarla. Nel giro di tre giorni e mezzo la metà degli atomi di radon nati muoiono producendo particelle alfa e beta. Essendo un gas noi lo inaliamo e ingeriamo e in parte resta nel nostro sistema polmonare. Le particelle alfa, relativamente grandi, entrano negli alveoli polmonari e vi si depositano. Per i fumatori il fattore di rischio si moltiplica. I soggetti più radiosensibili sono i bambini e i feti”.
Monitoraggio
Monitorare la propria casa? Di solito è un buon consiglio per chi vive nel seminterrato o al primo piano. E per chi vive in una zona vulcanica o comunque rocciosa. Chi sta ai piani alti o vicino al mare può stare tranquillo. Per il kit col quale è possibile attuare la rilevazione occorre rivolgersi alle associazioni in difesa dei consumatori o alle Asl. Se si trovano valori sopra la norma si possono fare interventi di mitigazione. Purtroppo qui, a differenza di altri paesi europei, manca una normativa ad hoc che tuteli i privati cittadini.
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