Istat, Pil: segnali di peggioramento. La stagnazione si riflette sul lavoro
Fase di stagnazione per l'economia italiana. Da quanto emerge dalla nota mensile di agosto dell'Istat, l'andamento economico del nostro Paese continua ad arretrare. «Il recente peggioramento e l'elevata instabilità del quadro congiunturale si sono riflessi sull'andamento dell'indicatore anticipatore che ha segnato un'ampia flessione suggerendo il proseguimento della fase di debolezza dei livelli di attività economica». I colpevoli di questa stagnazione sarebbero, a livello internazionale, le turbolenze geopolitiche dovute sia all'evoluzione incerta degli accordi commerciali internazionali, vedi Cina e Stati Uniti, e all'aumento del rischio di concretizzazione di un'ipotesi di hard brexit hanno penalizzato ulteriormente la congiuntura economica mondiale. Sul piano nazionale, l'incertezza degli ultimi mesi sulla tenuta o meno del Governo sarebbe stato un altro fattore di destabilizzazione.
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Andando nello specifico, nel secondo trimestre dell'anno il imprese ha subito un peggioramento. In particolare sono le imprese manufatturiere che hanno evidenziato un deterioramento delle attese e dei giudizi sulle scorte, nonostante un lieve miglioramento sugli ordini. Cala poi la spesa della PA assieme a una crescita nulla della spesa delle famiglie, soprattutto con una marcata riduzione degli acquisti di beni semidurevoli e durevoli.
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La stagnazione del Pil si è anche riflessa in negativo sull'input del lav, interrompendo la fase di crescita positiva che aveva invece caratterizzato il periodo precedente, dando qualche speranza agli italiani. Sono diminuite le ore lavorate dello 0,1 %, mentre le unità di lavoro si sono tendenzialmente mantenute stabili. I segnali di rallentamento del mercato del lavoro si sono estesi anche a luglio, con il numero di occupati in lieve calo e un modesto aumento della disoccupazione. La crescita tendenziale dei redditi da lavoro dipendente pro-capite ha mostrato la stessa intensità di quella del deflatore implicito dei consumi delle famiglie (+0,8%).