di Cristina Marconi
Venerdì 24 Maggio 2019, 10:20May verso il crollo alle urne, oggi la data dalle dimissioni
LONDRA Theresa May vende cara la pelle ma sembra ormai rassegnata a mollare la presa. Così almeno sostengono i conservatori, i quali si aspettano che oggi annunci pubblicamente la data delle dimissioni. La premier vorrebbe restare in carica almeno fino ai primi di giugno per la visita di Trump. Ma dopo che i Tories hanno manifestato tutto il dissenso possibile sull'ipotesi di un secondo referendum, formulata per cercare di racimolare qualche voto laburista, la premier sa che il margine di manovra è ormai nullo e per ora in calendario non è stato messo nessun voto per l'inizio di giugno come invece era stato inizialmente previsto. E già oggi, dopo le dimissioni della leader della Camera Andrea Leadsom e una serie di faccia a faccia dai toni accesi con altri ministri, dovrebbe presentare una tabella di marcia per le sue dimissioni, per quell'addio atteso già nella serata di mercoledì e rinviato a dopo le elezioni europee.
«IL MIO VOTO NEGATO»
Elezioni che si sono tenute ieri dalle 7 alle 22 di sera e che, oltre a un'affluenza percepita come bassa e a un clima di disincanto generalizzato, hanno visto qualche incidente di percorso per i cittadini europei residenti nel Regno Unito e autorizzati a votare: in molti, secondo i racconti, si sono visti negare il loro diritto pur avendo rispettato tutte le procedure di registrazione. Anche tra gli italiani. Alcuni, stando ai numerosi racconti su Twitter raccolti sotto l'hashtag #deniedmyvote, il mio voto negato, hanno riferito di essere stati invitati ad andare a votare nel loro paese di origine e hanno visto il loro nome sbarrato sulle liste elettorali, dando luogo a un ennesimo momento di sconforto tra i 3 milioni e passa di cittadini europei che dopo la Brexit faticano a sentirsi accettati dal Regno Unito. Le ragioni sembrerebbero più di natura burocratica: la partecipazione alle elezioni europee non era prevista ed è stata confermata all'ultimo momento, stringendo di molto i tempi per organizzare tutto.
I risultati verranno resi noti domenica sera dopo le 23 italiane, insieme a quelli del resto del continente, e rischiano di essere disastrosi per i Tories, che potrebbero addirittura trovarsi al di sotto del 10% per il semplice fatto che a questo voto, per gli elettori conservatori, non si sarebbe mai dovuti arrivare. Dai sondaggi emerge l'immagine di un paese che vuole dire la sua sulla Brexit, e solo su quella: secondo Ipsos-Mori, il Brexit Party di Nigel Farage sarebbe al 35% addirittura, con i LibDem, risorti dall'oltretomba politico dove erano finiti dopo l'esperienza di governo di coalizione grazie a una linea chiara sull'Europa, al 20%. Il Labour resisterebbe con il 15%, i Verdi salirebbero al 10%.
IL RIMPASTO
La May, che ormai misura la sua permanenza a Downing Street in termini di giorni, forse settimane, ha comunque voluto sostituire la dimissionaria Leadsom, Brexiteer di spicco ed ex rivale della May ai tempi della corsa a Downing Street del 2016. Il suo ruolo da super ministro dei rapporti con il Parlamento è stato affidato al moderato Mel Stride, sottosegretario al Tesoro, dando luogo ad una serie di altre nomine sostitutive in questo piccolo rimpasto, che ne segue numerosi altri dovuti alle ben 36 dimissioni che il governo May ha dovuto affrontare in questi anni. Ieri i tabloids avevano in prima pagina la foto della premier con gli occhi lucidi di lacrime in macchina nell'ennesima notte di scontri politici di Londra. Con la visita del presidente statunitense Donald Trump prevista per la prima settimana di giugno, dal 3 al 5, un ministro ha confermato che in ogni caso sarà la May ad accoglierlo, «com'è giusto che sia». Unica certezza in questi tempi confusi, almeno per il momento. Per il resto i conservatori sembrano fare fronte comune nel chiedere che una May politicamente ormai debole da troppo tempo faccia spazio a qualcuno con l'energia di rimescolare le carte. Un azzardo, certo, ma anche l'unica chance di uscire dal pantano.