- Sabato 11 Maggio 2019, 12:49
Di Maio alza la posta con Salvini: «Ora legge sul conflitto di interesse»
Altissima tensione tra Lega e M5s in un crescendo di attacchi reciproci e avvisi di iniziative di legge che rischiano di trasformare questi ultime due settimane di campagna elettorale in una guerra che sembra annunciarsi «senza prigionieri». Luigi Di Maio «annusa» una possibile riapertura dei canali di dialogo tra Salvini e Forza Italia e alza le barricate. La vera emergenza «è la corruzione e per contrastarla serve una legge sul conflitto di interesse: da lunedì la calendarizzeremo in Commissione alla Camera», avverte il vicepremier pentastellato che mette in guardia l'alleato: se non la vota la Lega lo chiederà al Pd. La replica di Salvini: «Va bene tutto, ma la gente mi chiede: riduceteci le tasse e eliminate gli studi di settore».
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La proposta sembra un attacco diretto a Silvio Berlusconi. Ma non solo: nel mirino ci sono tutti i «tycoon» di Italia a cui venisse in mente di buttarsi in politica, ma anche le cosiddette Authority, come quella sulla Privacy diretta dal dem Antonello Soro con cui il M5s si è di recente scontrato per i rilievi su Rousseau, o come Bankitalia o Consob. Giuseppe Brescia, presidente della commissione competente sulla proposta annunciata dai pentastellati, ieri ha incontrato i componenti di Trasparency ed è in contatto con il guardasigilli Alfonso Bonafede.
«Serve l'impegno di tutti, il Parlamento ha già troppi fallimenti alle spalle su questo tema», sottolinea. Salvini intanto insiste con «fase due» dell'offensiva sulla sicurezza e migranti.«Se qualcuno rimpiange i porti aperti che portavano in Italia più clandestini e facevano morire in mare più persone, sappia che avrà nel sottoscritto un avversario irriducibile» è il suo altolà. Ma non basta a placare gli animi. «Non vorrei che il dl sicurezza Bis fosse un ennesima iniziativa per coprire il caso Siri» lo stuzzica l'alleato di governo che si dice «molto deluso» dal provvedimento.
«Non c'è nulla sui rimpatri» attacca ancora Di Maio che incalza: «noi siamo pronti a dare una mano al ministero degli interni ma non può essere sempre colpa degli altri». Un botta e risposta che non si placa: «Se tutti i ministri portassero i risultati che ho portato io, l'Italia sarebbe un Paese migliore» rintuzza Salvini che 'minaccià di portare il provvedimento in consiglio dei ministri già «la prossima settimana. Io sono pronto, aspetto le riflessioni degli altri ministri». Ma mentre lo scontro va in scena, in parallelo si muovono le diplomazie.
A Di Maio che chiede una smentita dei contatti tra Lega e il Cavaliere («se venissero confermati sarebbe grave, visto che questi contatti arrivano proprio dopo che abbiamo detto chiaramente che avremmo accelerato con la legge sul conflitto d'interesse») risponde il sottosegretario leghista Claudio Durigon: «il conflitto di interessi? Tutto ciò che è scritto nel contratto è fondamentale e va portato avanti. Non c'è assolutamente nessun malcontento nella Lega». Filtra invece l'irritazionè del M5s per come alcuni organi di stampa o Tg starebbero «deviando» le responsabilità di Salvini sugli sbarchi «attribuendole a Conte» e attribuendo la causa degli ultimi sbarchi ad una «una fantomatica linea morbida» del premier.
In realtà, protestano i 5 Stelle, «Conte è intervenuto in pieno accordo con il ministro Salvini, perchè, come insegna il caso Diciotti, quando i migranti sono su una nostra nave militare sono già sul nostro territorio e lo sbarco non si può evitare». Intanto però rischia di riaprirsi lo scontro pure sullo sbloccacantieri per il quale Di Maio annuncia di avere in serbo una nuova proposta: «sono molto impegnato a guardare l'evolversi degli emendamenti e da parte nostra ci sarà una novità e quella sì che manterrà fede ad un'altra promessa che abbiamo fatto insieme in questo governo» annuncia sibillino dopo che la Lega ha messo in guardia il M5s sulla «priorità» Tav. Per Salvini, concentrato sul dl sicurezza bis, la replica sembra erga omnes: se Luigi Di Maio «ha delle idee le dica. Io sto sentendo tanti No, però con i No non si va da nessuna parte».
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