di Concita Borrelli
martedì 27 agosto 2019, 08:55Mihajlovic, quei tanti eroi nell'ombra che lottano
L'ira funesta del Pelide Achille. L'abbiamo sentita tutti sulla nostra pelle, tra i banchi di scuola. E capivamo che tutti coloro che si scontrassero con lui assurgevano a guerrieri. E pur perdenti diventavano eroi. Ci provavano in quei corpo a corpo impossibili. Ettore fu quasi certo della vittoria. Ma cadde nella trappola del mito. Perse. Il suo corpo fu trascinato dal cocchio dell'invincibile. Eppure Ettore è un nostro eroe. E fu guerriero!
Mihajlovic in panchina. La commozione di Morandi su Instagram: «Sei un uomo coraggioso»
I GUERRIERI
I guerrieri si riconoscono da lontano. Queste le parole della moglie di Sinisa Mihajlovic perché lui, l'altro ieri, era in panchina, la sua panchina rossoblu, sfidando e provando a mettere all'angolo una leucemia mieloide diagnosticatagli solo quaranta giorni fa. Sinisa non è uno qualsiasi. È uno slavo che la forza ce l'ha nel sangue.. seppur il sangue l'ha tradito! E di lui avevamo bisogno quando in questa convulsa fine agosto l'abbiamo visto arrivare allo stadio con il carico del coraggio e la spossatezza celata del bravo e diligente guerriero che non ha affatto finito di combattere.
Ne avevamo bisogno, perché, proprio pochi giorni fa, abbiamo salutato un'altra guerriera che ha perso contro il cancro, sorridendoci sempre, sin nelle ultime immagini affidate all'abbraccio con la sua cagnolina.
Parliamo di Nadia Toffa. E abbiamo letto di Olivia Newton John, il nostro mito di pelle nera vestita in Grease, che alla terza recidiva, sfidando la sorte, dice - Non voglio sapere quanto ho ancora da vivere-.
Il cancro Achille è ira funesta! Nel 2018 sono state diciotto milioni nel mondo le diagnosi tumorali. Ma il malato sembra essere sceso tra la folla.
Impunito. Spogliato di medioevale vergogna. Raccogliendo il plauso e l'applauso che ai guerrieri, agli eroi tutti, si tributano. Sembrerebbe non esistere più un angolo di foresta dove si va ad aspettare la morte come leone ferito. Sembrerebbe che il malato non sia più vittima, che non debba più sentirsi sfigato, ma vivere la diagnosi con lo scatto e l'urlo del guerriero. Chiariamo: ci troviamo davanti ad un immenso progresso scientifico che dà speranze di media e lunga vita sostenendo il paziente al meglio. E proprio le diagnosi e cure più esatte, avanzate, meno invalidanti ed invasive, anche sotto il profilo psicologico, aprono la strada al racconto, al raffronto, alla normalità. Lasciate ogni speranza voi che entrate...era il non detto dei referti oncologici. Ma il dono della parola evoluta e la luce della medicina hanno fatto il miracolo di un campo di battaglia ad armi pari. E se morte deve essere che mi colga con la zappa in mano mentre aro il mio terreno di vita e di affetti.