di Francesca Pierantozzi

Venerdì 24 Maggio 2019, 10:04

Olanda, frenata dei sovranisti Laburisti in testa negli exit poll

La Gran Bretagna e l’Olanda hanno aperto ieri i giochi europei, inaugurando lo scrutinio che prosegue oggi in Irlanda e Repubblica ceca e si concluderà domenica nel resto dell’Unione.
Le elezioni per il rinnovo dell’europarlamento sono cominciate in due paesi- campione dei tempi difficili che attraversa l’Europa, nell’Inghilterra della Brexit e nei Paesi Bassi dell’antieuropeismo radicale del Forum per la Democrazia (FvD) di Thierry Baudet. Se i risultati inglesi saranno noti soltanto domenica, gli exit poll degli olandesi hanno fornito un assaggio del risultato di domenica.
 



E la prima indicazione che il voto olandese può dare agli europei è che gli elettori non obbediranno necessariamente ai pronostici. In base agli exit poll di ieri di Ipsos (contrariamente alla Gran Bretagna l’Olanda li ha consentiti) a esultare di più sono stati i laburisti di Frans Timmermans, candidato dei socialdemocratici alla guida della Commissione. Timmermans è stato ieri mattina il primo a recarsi al seggio tra i politici, dichiarando di aver votato «per la prima volta per me stesso», perché questa volta «non c’è un piano B e io sono determinato a diventare presidente della Commissione europea». Il PvdA dovrebbe raggiungere i 5 seggi, 2 in più rispetto a 5 anni fa. Un exploit rispetto alle previsioni che gliene attribuivano tre (e con difficoltà).

Gli antieuropei di estrema destra, con posizioni radicali su razza, immigrazione, difesa dei valori “bianchi”, di Thierry Baudet, entreranno sì a Strasburgo, ma – se i risultati definitivi confermeranno questi exit poll - con una forza di fuoco meno potente del previsto. I dati provvisori (raccolti da un campione di 56 mila elettori in 35 seggi) attribuiscono tre seggi a Baudet, comunque sotto ai Cristiano-democratici del CDA e soprattutto dietro ai liberali del PVV del premier Mark Rutte, grande alleato di Macron.

I FILO UE ESULTANO
Il focoso dibattitto della vigilia del voto tra Rutte e Baudet non sembra quindi essere riuscito a spostare in modo determinante la bilancia delle preferenze. In compenso potrebbe avere convinto a mobilitarsi qualche indeciso in più e soprattutto potrebbe aver favorito la rimonta del terzo incomodo Timmermans.
L’affluenza dovrebbe attestarsi intorno al 41,2 per cento, meno di quanto speravano gli europeisti, che avevano sognato di sfiorare il 50 per cento, ma comunque quattro punti in più rispetto alle europee di cinque anni fa.
Chi perde sono i populisti di Wilders, esponente politico vicino alla Lega di Matteo Slavini, considerati ormai troppo contagiati dall’establishment, che devono accontentarsi di un seggio, e soprattutto i liberali storici di D66 che dimezzano il loro risultato passando da 4 a due seggi. Il capolista del Forum per la Democrazia Derk Jan Eppink, pur invitando ad accogliere con prudenza risultati non definitivi, si è comunque congratulato con gli avversari laburisti per la vittoria ma, con i primi tre seggi conquistati all’europarlamento, ha dichiarato il suo partito «il vero vincitore dell’elezione». Senza contare che il margine di errore di questi exit poll è stato stimato in più o meno un seggio.

Soddisfatti anche i liberali di Rutte. Per il capolista Malik Azmani è «un bel risultato» che dimostra soprattutto che l’Olanda «è un paese filo europeo». Cosa confermata anche da un rapido - anche se sempre provvisorio -calcolo, delle percentuali: i partiti dei progressisti verdi-socialdemocratici passano dal 30 per cento del 2014 al 36,1 per cento, mentre gli euroscettici (più o meno sovranisti) dal 34,8 al 30,5. 
Fino all’ultimo l’ondata populista è sembrata invece più forte, con l’ascesa folgorante di Thierry Baudet, paladino di una forma di populismo più middle-class e ideologicamente ancorato nell’estrema destra più xenofobo e sovranista.
Francesca Pierantozzi

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