Riace, revocati gli arresti domiciliari a Mimmo Lucano ma divieto di dimora
Il tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari al sindaco di Riace Domenico Lucano sostituendoli con la misura del divieto di dimora a Riace. La decisione è stata depositata stasera. Per Lucano, però, è una vittoria a metà. I giudici, infatti, hanno stabilito contestualmente il divieto di dimora nel comune di cui era alla guida fino al momento dell'arresto e prima della sospensione dalla carica decisa dal prefetto di Reggio Calabria. Lucano, quindi, lascerà i domiciliari ma sarà costretto anche a lasciare Riace. Per quanto tempo è ancora presto per poterlo dire.
Prima di conoscere la decisione del Tribunale del riesame, subito dopo l'udienza, Lucano aveva detto a chiare lettere, con decisione, che il modello di accoglienza e integrazione creato nel suo comune sarebbe andato avanti. Obiettivo che, certamente, Lucano perseguirà anche stando fuori, ma comunque bisognerà vedere quando la sua assenza influirà sui tanti migranti che a Riace vivono e che in lui hanno un sicuro, se non l'unico, punto di riferimento. E che ora si trovano a dovere decidere se rimanere ma senza i finanziamenti pubblici, o se pure accettare il trasferimento in un altro Sprar dopo la chiusura dell'esperienza riacese decisa dal Viminale.
La Procura di Locri aveva chiesto invece un aggravamento delle contestazioni mosse al sindaco ora sospeso di Riace. Il gip di Locri infatti, nella sua ordinanza di custodia cautelare, ha contestato i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e illeciti nell'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, lasciando cadere le accuse più gravi mosse dai pm: associazione a delinquere, concussione, truffa aggravata, abuso e malversazione.