di Giorgio Sbordoni
lunedì 30 maggio 2016, 14:58Migliora la raccolta differenziata, su strada i bidoni condominiali in giorni e orari stabiliti
Anche a Roma, ormai da qualche anno, si attua la raccolta differenziata dei rifiuti. Da molto tempo siamo stati educati a separare l’umido dalla carta, la plastica dal vetro, e così via. Con il passare del tempo, però, questa pratica si è affinata e ormai in tutti o quasi i municipi della nostra città sono stati distribuiti contenitori ad hoc per smistare la spazzatura, anche se la raccolta avviene più spesso ancora a livello stradale, con cassonetti adibiti alle diverse tipologie di rifiuto.
Su strada
Come si può leggere sul sito dell’Ama, l’azienda che gestisce il servizio, la raccolta differenziata avviene in cinque frazioni. In un primo momento i rifiuti vengono separati, ridotti e trasformati in risorsa. Abitazione per abitazione l’Ama consegna, nella fase di avvio, i contenitori dove inserire ciò che scartiamo: la biopattumiera per i rifiuti alimentari e organici, una dotazione di sacchi in materiale compostabile e delle buste resistenti nelle quali smistare vetro, plastica e metallo, carta e cartoncino. Sono le pratiche buste verdi e i piccoli secchi marroni nei quali suddividere, in casa nostra, i diversi materiali. Solo dopo averli separati potremo svuotarne il contenuto negli appositi cassonetti in strada.
In condominio
In alcune zone però i cassonetti sono scomparsi dalle strade e sono rimaste soltanto le campane verdi per la raccolta del vetro. Dopo aver separato i rifiuti in casa, negli edifici con più di sette appartamenti i materiali andranno buttati nei bidoni condominiali assegnati, da mettere su strada nei giorni e agli orari del calendario di raccolta. In questo caso, quindi, l’organizzazione è a livello condominiale. I cassonetti diventano più agili e sono appannaggio soltanto di chi abita nel complesso. Un sistema nuovo che genera tante domande al quale cerchiamo di dare risposta.
Ridurre l’ingombro
“Il cambiamento che la raccolta domiciliare comporta rispetto a quella stradale può innescare un atteggiamento ostile da parte dei cittadini – ci spiega Sarah Pacetti, membro della Giunta Nazionale ANACI –. L’ostilità è dovuta essenzialmente all’effetto intralcio generato dalla presenza dei contenitori all’interno dei condomini e dalla necessità di gestirli in modo condiviso e consensuale. Di contro, un ambiente urbano senza cassonetti è percepito come migliore, e questo evidente vantaggio compensa ampiamente l’inevitabile disagio avvertito dagli utenti. È necessario, quindi, gestire in modo oculato la fase iniziale di transizione, calibrando correttamente i volumi di raccolta. Scegliendo indicativamente nei condomini con 4-5 famiglie i cosiddetti mastelli antirandagismo, i classici secchi di plastica squadrati e di volume abbastanza ridotto, con un meccanismo di chiusura, e per quelli più popolosi i bidoni carrellati da 120-240-360 litri”.
Quanti cassonetti?
Come ci spiega Sarah Pacetti, concentrando in un'unica postazione troppi contenitori a servizio di molte scale o di un intero parco condominiale, si riduce molto la responsabilizzazione degli utenti serviti. Definendo volumetrie eccessive rispetto a quanto realmente necessario si determina una scarsa propensione a differenziare i propri rifiuti, rischiando di incentivare una scelta generica e poco responsabile a favore del residuo indifferenziato. Di contro, riducendo troppo le misure dei cassonetti, soprattutto nella fase di avvio, si crea un rischio di saturazione delle volumetrie a disposizione, con problemi di fuoriuscita ed evidenti disagi. Dopo i primi mesi il gestore del servizio provvederà a ricontrollare le volumetrie messe a disposizione dei condomini per eliminare i contenitori inutilizzati o aggiungerne di nuovi, concordandolo con le utenze interessate. In certi casi il notevole impatto visivo dei contenitori può essere superato aumentando la frequenza di raccolta, oppure creando delle batterie di minori dimensioni da assegnare ad ogni singola scala del condominio.
Dove posizionare i cassonetti?
“La corretta individuazione di spazi interni ai condomini – dichiara Sarah Pacetti – è possibile solo attraverso un lavoro metodico e sistematico di relazione stretta tra l'Ama e gli amministratori dei condomini e degli stabili dell’area urbana oggetto dell’intervento”. Per capire come organizzarsi sono necessari sopralluoghi preliminari al fine di conoscere in via preventiva potenziali criticità e soluzioni possibili. Successivi sopralluoghi con gli amministratori per valutare in contraddittorio le soluzioni proposte. La partecipazione ad assemblee condominiali in assistenza agli amministratori per consolidare gli interventi adottati.