- lunedì 24 dicembre 2018, 09:00
Cambiano le regole per pagare il riscaldamento “a consumo”
Cambiano i criteri per dividere le spese del riscaldamento nei condomini che hanno l’impianto centralizzato. È stata infatti pubblicata la nuovanormaUni 10200, elaborata dal comitato termotecnico italiano, che stabilisce per la prima volta anche i parametri per ripartire gli oneri della climatizzazione estiva e dell’acqua calda sanitaria. L’intera procedura di computo è razionalizzata e ora risulta possibile distinguere fra consumi volontari e non: i primi rappresentano il calore effettivamente erogato dall’impiantocomune nel singolo appartamento per scelta dell’utente che regola le termovalvole sul calorifero; i secondi derivano soprattutto dalla dispersione della rete.
Il costo del consumo volontario è addebitato a ciascun condomino in base alle letture effettuate dai contabilizzatori di calore installati sui singoli termosifoni. Il consumo involontario, quello elettrico e le spese di gestione sono invece suddivisi in base ai millesimi di riscaldamento calcolati secondo la norma Uni/Ts 11300: si tratta di una ripartizione che deve essere realizzata da un tecnico specializzato considerando il fabbisogno di ogni unità immobiliare, vale a dire dell’energia necessaria a mantenere la temperatura dell’ambiente costante a 20° per tutti il periodo in cui l’impianto centralizzato restain funzione.
La nuova norma Uni 10200, insomma, consente di conteggiare separatamente le dispersioni di calore dovute ai tubi dell’impianto, diversamente dalla precedente versione pubblicata tre anni fa. E la distinzione si rivela molto importante per le seconde case e per i nuovi edifici nei quali ci sono ancora appartamenti da vendere accanto ad altri già abitati: negli immobili poco o per nulla utilizzati, infatti, i consumi involontari pesano di più sulla bolletta. E la commissione tecnica 271 del Cti ha introdotto un coefficiente che consente di tenere conto dell’uso dell’immobile nel riparto delle spese. Ai fini del consumo involontario, dunque, non conta il fabbisogno ideale dell’intero fabbricato ma l’energia stagionale effettivamente erogata e immessa in rete su base annua.
C’è poi il caso dei tubi che corrono nel singolo appartamento. Bisogna distinguere fra le condotte poste a valle del punto di distacco dell’impianto, ad esempio l’anello mono tubo, da quelle poste a monte, come i montanti verticali a vista. Le prime sono considerate pertinenze dell’unità immobiliare, le seconde invece servitù. In sostanza, le une sono assimilabili a termosifoni aggiuntivi, incrementano la potenza installata nell’appartamento e quindi determinano un consumo obbligato a carico del proprietario; le altre, invece, generano emissioni che rientrano nella quota involontaria e sono ripartite in base ai millesimi.
Altre indicazioni arrivano per i condomini costituiti da più fabbricati: vanno ripartite per l’intero condominio vocicome il consumo e la spesa energetica totali e il costo unitario dell’energia; devono essere invece calcolati per ciascun edificio il consumo volontario e quello involontario. In ogni caso serve la diagnosi diun tecnico. Ese lo stesso impianto è destinato al riscaldamento e produce acqua calda sanitaria, è meglio installare due contatori separati.
L’aggiornamento della norma, spiega il Cti, si è reso necessario per consentire la ripartizione delle spese nei casi previsti dalla legge. I contabilizzatori sui termosifoni sono diventati obbligatori nel giugno 2017 per tutti i fabbricati che hanno l’impianto centralizzato, a colonne montanti o ad anello,oppure una rete di teleriscaldamento. Così ogni utente paga soprattutto in base a quanto consuma e non alle tabelle millesimali.
Se il condominio non si adegua si rischiano sanzioni fra 500e 2.500 euro. La normativa consente una temperatura fino a 22 gradi, ma di giorno 19 sono più che sufficienti e di notte basta fermarsi a 16: le finestre schermate riducono fino al 50 percento la dispersione di calore verso l’esterno. Per ogni grado di temperatura abbassato si risparmia dal 5 al 10 per cento sui consumi di combustibile. Roma è compresa nella zona D: gli impianti possono funzionare 12 ore al giorno dal primo novembre al 15 aprile, ma meglio non lasciarli accesi quandol’abitazione è vuota.
Il 75,7 per cento del consumo energetico nel settore residenziale è assorbito dal condizionamento estivo e invernale, l’11,9% da cucina e acqua calda e solo il 12,4% dall’illuminazione e dagli apparecchi elettrici.
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